Il microcredito crea lavoro
La pandemia si sta avviando probabilmente alla fine.
Ma sappiamo già che quando ne usciremo il mondo non sarà più come prima. In particolare il mondo del lavoro subirà forti cambiamenti, alcune attività scompariranno, altre saranno fortemente ridimensionate, altre nuove occupazioni nasceranno.
Per rimanere occupati e per mantenere un percorso di crescita personale molte persone saranno costrette ad auto impiegarsi.
Il microcredito è uno strumento formidabile a disposizione del nostro sistema per creare occupazione. Un milione di Euro di micro prestiti erogati fa partire 40 nuove imprese e genera mediamente 100 nuovi posti di lavoro.
La domanda potenziale di microcredito è stimabile da 1 a 2 miliardi di Euro all’anno. Se tale domanda fosse soddisfatta si potrebbero generare da 100.000 a 200.000 nuovi posti di lavoro all’anno. L’effetto positivo sul PIL sarebbe superiore a 1,5 miliardi l’anno, per il noto effetto moltiplicativo.
Quant’è oggi il microcredito erogato a startup e micro imprese? Si stima circa 100 milioni, meno del 10% rispetto alla domanda complessiva. La quota principale dei finanziamenti di microcredito è erogata dalle banche. Gli operatori specializzati di microcredito ex art. 111 (OMC), che oggi sono 12, erogano solo l’8% dei finanziamenti. Questo principalmente per la persistente difficoltà ad accedere alla provvista di mezzi finanziari utilizzabili per i finanziamenti. Se questa difficoltà fosse superata e fossero introdotti alcuni miglioramenti normativi, richiesti da tempo dagli operatori ex art. 111, il microcredito potrebbe finalmente decollare.
Un po’ di storia
L’art 111 del TUB pone le basi per la nascita di operatori specializzati nel microcredito. Nel 2010, in piena crisi finanziaria, il legislatore, cosciente delle conseguenze drammatiche della crisi sul sistema bancario e delle prospettive di forte restrizione del credito, dava vita a questo istituto.
Qual è l’idea? Quella di favorire la nascita di un canale di provvista alternativo per le microimprese e in particolare le start-up, che non sarebbero mai in grado di accedere al finanziamento bancario. L’idea è valida, ma perché la legge diventi applicabile sono necessari ancora parecchi passaggi, che si concludono diversi anni dopo con l’emanazione D. Lgs 176/2014 e con le disposizioni di Banca D’Italia di giugno 2015.
Nel 2015 viene emanato un altro importante provvedimento e cioè il decreto del MISE che permette agli OMC di garantire i loro finanziamenti per l’80%, senza costi e senza esame di merito creditizio, con il Fondo nazionale di Garanzia. Poiché di operatori specializzati in quel momento ancora non ce n’erano, il MISE ha corretto il decreto sul fondo di garanzia e nella seconda versione ha allargato alle banche la possibilità di erogare microcredito usufruendo della garanzia del fondo. Si è creato così un sistema misto, in cui diversi soggetti possono erogare microcredito: OMC ex art.111, banche, fondazioni, altri intermediari finanziari (art. 106 del TUB).
Nonostante l’avanzato impianto normativo lo sviluppo del microcredito alle imprese è stato finora molto lento. Le banche sono interessate al microcredito per l’impatto potenziale sul territorio e per l’immagine positiva che ne possono trarre, quindi svolgono un po’ di attività. Molte banche dispongono di una organizzazione interna dedicata all’impact investment, che tiene aperto questo filone. Ma l’attività non è per loro particolarmente interessante né redditizia. Non è nemmeno affine alle modalità e ai tempi operativi usuali delle banche.
Per contro gli operatori specializzati, che dedicano tutte le loro risorse a mettere a fuoco le opportunità in questo campo e a sviluppare sistemi specifici per questo tipo di gestione, hanno finora fatto fatica ad operare per mancanza di provvista.
Un aiuto dal Decreto Liquidità
Una spinta recente all’espansione del microcredito è arrivata con il Decreto Liquidità (D.L. 8 aprile 2020 n. 23) che ha concesso agli operatori di microcredito l’accesso diretto al Fondo di Garanzia per l’80% dell’importo di finanziamenti loro concessi da banche e intermediari finalizzati a operazioni di microcredito. Questa norma ha sbloccato di fatto l’accesso al credito bancario da parte degli operatori di microcredito, consentendo agli stessi una temporanea boccata d’ossigeno.
Inoltre lo stesso decreto ha aumentato l’importo massimo dei prestiti erogabili come microcredito da 35.000 a 50.000 Euro, ampliando così l’impatto potenziale dell’attività di microcredito.
Anche se questo intervento testimonia l’attenzione che il legislatore sta tuttora dedicando al microcredito, non si tratta ancora di un provvedimento risolutivo nel lungo termine. Infatti l’importo massimo garantito per singola impresa è limitato a 5 milioni di Euro. Superato tale plafond, in assenza di altri provvedimenti, gli operatori di microcredito torneranno probabilmente a trovarsi nella situazione precedente. Le banche, non più garantite, avranno difficoltà ad effettuare nuovi prestiti agli OMC a causa della nota ritrosia nei confronti degli intermediari finanziari.
Dal punto di vista di Microcredito di Impresa S.p.A., società di cui sono Amministratore Delegato, posso dire: “La domanda potenziale di microcredito è enorme. La nostra società ha un’ampia rete di tutor, ha messo a punto sistemi avanzati e specialistici di scoring per l’attività di microcredito. Il collo di bottiglia storico, quello della provvista, è stato sbloccato temporaneamente dal decreto liquidità, ma temo che in futuro la nostra crescita possa ancora essere limitata da analoghe difficoltà.”
Riforme a costo zero
Naturalmente sarebbe nell’interesse generale creare le condizioni per cui gli operatori OMC possano operare efficacemente. Gli strumenti per rendere efficaci i provvedimenti già presi ci sarebbero, manca solo l’ultimo miglio. Il microcredito è una attività specialistica, che richiede strumenti e competenze differenti dal normale credito bancario. Le banche, interessate alle esternalità positive di questa attività, ma poco propense a dedicarvi adeguate risorse, in un sistema ideale potrebbero stabilire una collaborazione più stretta con gli operatori specializzati nel settore. Si potrebbe facilmente creare un circolo virtuoso.
Inoltre gli OMC art. 111, tramite l’associazione RITMI (Rete Italiana di Microfinanza) hanno sollecitato l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti, che potrebbe stabilire a favore degli stessi un plafond sul modello di quello di recente messo a disposizione dei Confidi. Si tratterebbe di un’attività remunerativa e a bassissimo rischio.
Ci sono diverse riforme cosiddette a costo zero che possiamo mettere in campo per rilanciare la nostra economia. Questa è certamente tra le più importanti. Una opportunità da non mancare.
Massimo Laccisaglia