Agricoltura, nuove sfide e opportunità per i giovani
La terra attrae i giovani. Anche grazie a loro e alla tecnologia il comparto agricolo può affrontare i cambiamenti climatici e produrre di più con minor impatto. Ma agricoltori non ci si improvvisa. Servono formazione, una qualifica specifica e possibilmente un periodo di pratica in altre aziende. Associazioni, professionisti e bandi possono dare una mano.
Agricoltura 4.0
Giovani, startup e imprese sono sempre più attratti dall’agricoltura. Gli agricoltori hanno nuove sfide da affrontare e nuove opportunità da cogliere, cominciando dalla sfida globale, la salvaguardia della Terra. I cambiamenti climatici possono portare criticità e cali di produttività, i dati Istat lo confermano, ma la sperimentazione e l’applicazione di tecnologie digitali in campo e nella gestione dell’attività, la scelta di colture selezionate e resistenti e sistemi di irrigazione e di produzione energetica più efficienti fanno la differenza e stimolano uno sviluppo costante e pianificabile. Poi, non si tratta semplicemente di coltivare un terreno, ma di strutturare attività multiservizio, di accelerare l’evoluzione di aree geografiche, interagendo con altri comparti come turismo, ristorazione, produzione energetica. Sono le frontiere dell’agritech o agricoltura 4.0, che coinvolgono professionisti, imprenditori, consorzi, startup, network di aziende, intere filiere, istituti di ricerca e università. A Napoli è partito un nuovo grande progetto, Agritech Centro nazionale per la tecnologia in agricoltura, che riceverà finanziamenti del Pnrr, da distribuire ad aziende ed enti coinvolti in progetti di ricerca e trasferimento tecnologico. Nuovi bandi in arrivo (agritechcenter.it).
C’è spazio per i giovani e le nuove imprese?
Nonostante l’anno pesantissimo alle spalle, a fine 2022 sono oltre 55mila le imprese giovani under 35 in agricoltura. Lo rivela un’analisi di Coldiretti su dati della Camera di commercio di Milano Lodi e Monza Brianza. «Il 49,7% dei giovani al timone ha un diploma di scuola superiore e il 19,4% ha una laurea, Quasi 1 azienda giovane su 4 è guidata da ragazze». Tra le molle che spingono i giovani verso la terra, c’è il bisogno di trasferirsi in zone meno antropizzate, ambienti più sani e a contatto con la natura, per cambiare stile vita e trovare nuovi ritmi, per sé e per la propria famiglia. Per molti, si tratta di un ritorno. Riprendono in mano i terreni di famiglia, danno continuità all’attività paterna o dei nonni, innovandola, inserendo migliorie tecniche che portino a produzioni più elevate, con un minore impatto ambientale. E diversificano il business principale, con nuovi rami produttivi e servizi, collaborazioni commerciali, costruzioni di siti web ed e-commerce, certificazioni su blockchain, iniziative marketing e social…
«Le giovani imprese agricole spiccano per estensione e soprattutto per il salto di qualità compiuto in termini di digitalizzazione, innovazione e professionalità. Hanno un’estensione media di 18,3 ettari, a fronte della media nazionale di 10,7 ettari» sottolinea Coldiretti. «Sono in prima linea nel modello di agricoltura multifunzionale, che sta cambiando la percezione del settore primario italiano, con importanti ricadute sull’ambiente e sulla collettività, come nel caso della produzione di energie rinnovabili o l’agricoltura sociale. Il 12% degli under 40 infatti svolge attività connesse, una percentuale che cala al 5,2% per gli over 40. Infine manifestano una maggiore apertura alle aggregazioni, come le reti di imprese».
Per cominciare dalla terra, ci sono aiuti?
I primi passi sono l’apertura di una partita IVA, la registrazione dell’attività presso la Camera di Commercio nel Registro delle Imprese, l’apertura di una posizione Inps e Inail. Importante: l’imprenditore deve essere uno IAP, imprenditore agricolo professionale (D.Lgs. 99/2004), una figura con requisiti professionali riconosciuta dalla Regione. Meglio chiedere un supporto alle associazioni di categoria, Coldiretti e Confagricoltura, che possono aiutare a individuare i professionisti necessari (commercialista, tecnici agrari…) e dare consulenza.
Se avviare una startup o una impresa di servizi che interagiscano con le attività colturali e produttive può comportare investimenti più contenuti, altra cosa è acquistare un fondo, cui poi si devono aggiungere attrezzature, macchinari, strutture… Gli investimenti dipendono dal tipo di attività, che spaziano dalla coltivazione in campo alle avveniristiche farm verticali e comprendono nuove colture, allevamenti zootecnici, trasformazioni alimentari. Un mondo vasto e diversificato, in crescita anche grazie all’approccio multifunzionale delle aziende, che aprono ristoranti rurali e corner degustazioni, agriturismi, spazi didattici e agriasili, punti base per esplorazioni, trekking, pet terapy…
Ismea, Organismo fondiario nazionale, ha lanciato nel febbraio 2023 “Generazione Terra”, una misura che finanzia fino al 100% l’acquisto di un terreno agricolo da parte di giovani imprenditori agricoli e aspiranti tali. In pochi giorni la disponibilità finanziaria è stata esaurita, ma Ismea rilancia con la sesta edizione della Banca nazionale delle Terre Agricole (BTA): circa 20 mila ettari di terra rimessi in circolo, per un totale di oltre 800 aziende agricole potenziali e un valore a base d’asta di 260 milioni di euro. Le procedure sono telematiche e gli imprenditori agricoli under 41 possono ottenere una rateizzazione del prezzo di acquisto fino a 30 anni. Scadenza: 5 giugno (www.ismea.it).
Attenzione anche ai bandi e misure europee dedicate (https://agriculture.ec.europa.eu/select-language?destination=/node/1) e ai Programmi di sviluppo rurale delle singole Regioni. In Lombardia, per esempio, sono appena state finanziate altre 85 aziende agricole gestite da under 40 che hanno deciso di aprire un’impresa o subentrare a un’attività esistente. E sono stati investiti 5 milioni di euro per l’ammodernamento delle dotazioni degli istituti tecnici agrari. «Non vogliamo solo finanziare l’avviamento delle attività, ma anche garantire l’adeguata formazione agli imprenditori agricoli del futuro» ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi.
Quello della formazione è un aspetto molto importante. Oltre agli istituti tecnici agrari e alle facoltà universitarie in tutta Italia, ci sono scuole riconosciute che preparano professionisti e imprenditori agricoli a mestieri specifici e sempre più richiesti. Per esempio, la Scuola di Agraria del parco di Monza forma progettisti del verde, ortoterapisti, apicultori, esperti in compostaggio, tree climber che curano e potano alberi con apposite imbracature. I corsi sono a pagamento, ma ci sono anche programmi finanziati per disoccupati (www.monzaflora.it). Dalle competenze possono nascere progetti di nuove imprese. «Microcredito di Impresa ha già finanziato attività nel settore agricolo e ci aspettiamo un incremento di richieste di finanziamento in futuro» spiega Massimo Laccisaglia, AD di MDI. «Il ritorno dei giovani verso le attività agricole è un segnale importante. Con MDI sosteniamo volentieri imprese agricole, specialmente progetti finalizzati alla modernizzazione dell’attività. I tempi di rientro sono a volte un po’ più lunghi rispetto ad altre attività, ma nel complesso riscontriamo solide opportunità».